
Il Sindaco di Meldola, Roberto Cavallucci: “Il ricordo di Don Minzoni è oggi più che mai necessario come esempio di uomo che ha sacrificato la vita per il bene della sua comunità e per la difesa dei principi di eguaglianza, di pluralismo e di libertà che sono alla base della nostra Costituzione”
Cento anni fa, il 23 agosto del 1923, Don Giovanni Minzoni, parroco di Argenta, veniva ucciso dai fascisti. Stava rientrando in canonica, quando fu aggredito da squadristi che lo bastonarono selvaggiamente, e morì poco dopo. Nella giornata di ieri, sono stato ad Argenta insieme a Don Enrico Casadio e ad una delegazione del MASCI di Meldola per partecipare alle celebrazioni del centenario di Don Minzoni e visitare i luoghi in cui ha vissuto e ha realizzato la sua opera religiosa, sociale e politica.
Le parole del Sindaco di Meldola, Roberto Cavallucci
“È stato un momento importante in cui ho potuto rendere omaggio ad una delle più importanti figure dell’ antifascismo italiano, tra i primi nel mondo cattolico a comprendere il pericolo per la libertà individuale rappresentato dal Partito fascista e a opporvisi con decisione, a costo della vita. Al ritorno dal ferrarese, assieme al parroco della nostra Città, ad alcuni rappresentanti della Comunità Cristiana meldolese, dell’A.N.P.I. Sezione di Meldola e all’Assessore alla Cultura ho deposto un mazzo di fiori tricolore, a ricordo del martire, nella Via Don Giovanni Minzoni, strada di Meldola a lui intitolata che sale da Via Roma, nei pressi di Piazza Saffi, verso la Rocca, precedentemente conosciuta come Via Greppiola di Sotto. La decisione di modificare la denominazione della strada da Via Greppiola di Sotto a Via Don Giovanni Minzoni, come risulta dai documenti conservati nel nostro prezioso archivio storico comunale, fu presa all’unanimità dal Consiglio Comunale di Meldola nella seduta del 24 giugno del 1960, su proposta della Giunta di allora guidata dalla Sen. Ariella Farneti. Il ricordo di Don Minzoni è oggi più che mai necessario come esempio di uomo che ha sacrificato la vita per il bene della sua comunità e per la difesa dei principi di eguaglianza, di pluralismo e di libertà che sono alla base della nostra Costituzione.”
Brevi note storiche su Don Giovanni Minzoni
Don Giovanni Minzoni nasce a Ravenna il 29 giugno 1885. Compiuti gli studi in seminario, si avviò al sacerdozio divenendo in seguito cappellano e poi arciprete di Argenta, nella bassa ferrarese, terra segnata dalle lotte contadine e dalla diffusione delle idee e dei movimenti di stampo socialista e repubblicano, radicalmente anticlericali. Don Minzoni interpretò la sua missione in senso sociale, cercando di organizzare oltre alle tradizionali pratiche di oratorio e catechesi, anche l’associazionismo culturale, l’educazione dei giovani, lo sviluppo di cooperative. Influenzato dalle idee di don Romolo Murri e dall’enciclica “Rerum Novarum” di Leone XIII, che aveva aperto nuovi spazi di impegno politico e sociale per i cattolici, cercò di promuovere le tendenze democratiche cristiane ispirandosi ai valori di libertà e giustizia sociale, e instaurando un rapporto diretto con il mondo dei lavoratori.
Partecipò alla Prima guerra mondiale come volontario, venendo decorato con medaglia d’argento al valore militare. Negli anni infuocati del primo dopoguerra, in cui sembrava imminente una rivoluzione socialista, mentre invece si affermò il fascismo, guidato nel ferrarese da Italo Balbo e sostenuto dai grandi proprietari terrieri, Don Minzoni ottenne un grande seguito fondando il doposcuola, la biblioteca circolante, il teatro parrocchiale, i circoli maschile e femminile, le due sezioni scout, una cooperativa agricola per gli ex combattenti. Aderì anche al Partito popolare di Don Sturzo.
La sua azione suscitò perciò l’avversione e le minacce dei fascisti, che già nel 1921 i avevano conquistato il potere in ambito locale distruggendo, con l’uso sistematico della violenza, l’organizzazione socialista. Don Minzoni non esitò a condannare l’assassinio di Natale Gaiba, sindacalista e assessore socialista di Argenta, rendendo visita alla vedova e ai figli. Don Giovanni Minzoni muore ad Argenta il 23 agosto 1923 in seguito ad un’aggressione fascista. La morte destò scandalo e proteste, ma nessuna condanna dei colpevoli. La comunità di Argenta nella lapide posta nel luogo del martirio ha scritto “Gli argentani consci del suo sacrificio ricordano il sacerdote esemplare e l’uomo libero che osteggiava i metodi ed il costume di quel periodo della storia d’Italia”.