
Se non ci fossero i nuovi italiani l’economia andrebbe a rotoli?
SOCIETA’ – In quel di Trieste, un lettore scrive alla posta del suo quotidiano riferendo che mentre osservava un giovane muratore di colore che intonacava con perizia “Una signora s’è fermata e ha detto in dialetto stretto: «Gli italiani non vogliono più fare i muratori, anzi non vogliono più fare niente, vogliono sedersi in ufficio con l’aria condizionata»”
Per l’attento lettore, una donna anziana con mirabile sintesi e chiarezza ha espresso ciò che i saggi di economia e le inchieste sui “nuovi italiani” non riescono a comunicare e cioè che “il re è nudo”. Sì, perché se non ci fossero i nuovi italiani l’economia andrebbe a rotoli. Già oggi i supermercati ci informano della provenienza di alcuni prodotti che vendono: noci (Stati Uniti), nespole (Spagna), fagiolini (Nuova Zelanda) e via andare … C’è da chiedersi: senza gli immigrati, a volte anche clandestini, i pregiati prodotti della nostra agricoltura quali arance, uva, olive, pomodori ecc. giungerebbero mai alle nostre tavole? E pensare che l’immigrato nella raccolta opera in condizioni prossime alla schiavitù. Attenzione: anche alcuni dei nostri eccellenti formaggi avrebbero potuto scomparire se nelle stalle gli indiani Sikh non avessero sostituito i “bergamini”!
Nell’articolato commento, il gestore della posta ha ricordato il caso di un sopraffino ebanista che, dopo infinite ricerche, era riuscito a trovare un giovane italiano disposto a fare l’apprendistato ma che, dopo meno di un anno, ha vinto “il concorso per vigile urbano e se n’ è andato. Adesso ha un ragazzo di colore. Bravino, dice.” Per non dare ragione alla salace triestina che usa ancora il dialetto, c’è da augurarsi che il novello vigile urbano operi sulla strada per snellire il traffico, e non stia acquattato in ufficio con l’aria condizionata.
Tomaso Tomai