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In Emilia-Romagna nel 2020 si stima un calo del fatturato di 59 milioni di euro

Nuova analisi dell’ufficio studi di Confartigianato che evidenzia come la recessione scatenata dalla pandemia da Covid-19 sia stata innescata dalla caduta della domanda, di cui sono vittime anche le imprese di lavanderia e pulitura di articoli tessili e di pelliccia. Chiariscono i vertici dell’Associazione forlivese “il dimezzamento delle presenze turistiche associato a restrizioni sulla mobilità delle persone nell’anno della pandemia ha influito sull’attività di ristoranti e alberghi e sull’utilizzo – e la relativa manutenzione – di capi di abbigliamento. Al contempo, la chiusura degli impianti sciistici ha ridotto la manutenzione dell’abbigliamento tecnico. Il diffuso utilizzo di smart working e la cancellazione di eventi e cerimonie ha poi limitato l’utilizzo del vestiario di più elevata qualità, su cui viene richiesto un maggiore ricorso dei servizi di pulitintolavanderia.” Un piccolo esercito costituito da 19.752 imprese registrate e che danno lavoro a 48.052 addetti. Nel comparto è consistente la quota di lavoro indipendente, pari al 54,1%.

“Le micro e piccole imprese, occupando 35.561 addetti, rappresentano il 74% del comparto e, nel 2019, hanno generato un fatturato valutato pari a 1,3 miliardi di euro. Con la crisi Covid-19, nel 2020, il fatturato ha registrato un calo del 37,1% pari a minori ricavi per 499 milioni di euro nell’anno della pandemia. Sulla base di questi andamenti, si stimano cali di fatturato per le realtà operanti nel settore più elevati per Lombardia (-144 milioni di euro), seguita da Emilia Romagna (-59 milioni di euro), Veneto (-56 milioni di euro), Lazio (-48 milioni di euro), Toscana (-43 milioni di euro) e Piemonte (-33 milioni di euro).” Da sottolineare come il comparto delle pulitintolavanderie presenti un’alta e diffusa vocazione artigiana: sono 12.431 le imprese artigiane (pari al 62,9% del totale).