L'industria automobilistica resta un punto di forza in regione

Unioncamere: nel 2020 pil giù del 10% – Si tornerà ai dati del 2019 fra tre anni

Per vedere una crisi simile occorre tornare ai tempi della guerra. E, di questo passo, torneremo ai livelli del 2019 non prima di tre anni. E’ una situazione davvero complessa quella dell’economia, come è ben emerso nel corso del webinar sulla congiuntura in Emilia-Romagna nel 2020 realizzato da Unioncamere e Regione Emilia-Romagna che resta una regione ad altissima incidenza del manifatturiero che vale il 10% delle imprese ma occupa il 25% degli addetti e soffre di carenza di investimenti. La colpa del tutto è, ovviamente, della pandemia che ha prodotto effetti temporanei (destinato a ridursi nel tempo) ma anche permanenti come quelli sul mercato del lavoro. Iniziamo dai numeri: nel 2020 il pil dell’Emilia-Romagna scenderà del 9,5% contro il 9% dell’Italia e il 4,5% del mondo. Quindi soffriamo molto ma ripartiremo anche meglio: nel 2020, seconda e terza ondata permettendo. Recupereremo il 4,8% del Pil contro il 4,2 della media nazionale. I settori più in difficoltà sono quelli della ristorazione (-40%) e della moda (-20%), quello che ha tenuto meglio è il farmaceutico seguito dall’agroindustria. L’export ha perso in un anno circa il 10% ma nel terzo trimestre la flessione si era limitata al 2,9%. Nel corso del 2020 in Emilia-Romagna abbiamo perso 2.650 imprese e il settore più dinamico nella creazione di nuove imprese è stato quello delle vendite online con 41mila occupati in meno e una disoccupazione in aumento di 29mila unità. Una difficoltà strutturale che si affianca a un dato generazionale preoccupante: in Emilia-Romagna ci sono 189 anziani ogni 100 bambini e nel mondo solo 35 ragion per cui cresceranno i consumi farmaceutici  mentre scenderanno quelli in attività ricreative e moda. Un contesto in cui crescono solo gli investimenti immateriali. E come ha sostenuto Alberto Zambianchi, presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, occorre fare azioni congiunte, come il Patto per il lavoro e per il clima insegna, finalizzate a trasformazione digitale, semplificazione amministrativa e internazionalizzazione.