Presentati i dati del rapporto “Misericordiando”

La Caritas diocesana ha presentato “Misericordiando. Verso una comunità che si prende cura”, il Report Povertà e Risorse 2016 a cura di Elena Galeazzi: la povertà non diminuisce, anzi si cronicizza. Cala il numero di assistiti, ma aumentano i passaggi ai 30 centri di ascolto del territorio diocesano, quindi con prese in carico di lungo periodo.

In quadro che emerge è quello di una povertà in via di consolidamento dove accanto al disagio di coloro che in modo persistente (o nei casi più gravi, cronico) sperimentano difficoltà legate alla mancanza di reddito e/o di lavoro, vanno sommandosi le situazioni più estreme vissute da chi, costretto a fuggire dal proprio Paese a causa di guerre/conflitti o povertà estrema attraverso viaggi spesso fatti in condizioni disperate, arriva nel nostro territorio in cerca di protezione. Emerge inoltre con chiarezza come, la risposta a queste differenti e plurime situazioni di disagio esiga, da un lato, persistenti erogazioni di servizi di “primo soccorso” assistenziale (mense, dormitori, docce, distribuzione indumenti, visite mediche,…) per fronteggiare le emergenze e i nuovi arrivi; dall’altro, appare evidente come, le risposte al disagio, spesso intermittente, e

alle situazioni di diffusa fragilità chiedano al sistema degli aiuti di essere ripensato in profondità, andando sempre più verso la costruzione di un welfare generativo e diffuso, basato su risposte condivise e comunità accoglienti.

Le famiglie con figli a carico sono i nuovi poveri italiani. C’è un calo delle famiglie prese a carico, ma questo significa che, se proseguono le ripartenze degli immigrati verso i paesi d’orogine o altri paesi, il loro posto viene preso per motivi di alvoro da profughi e migranti forzati.

 

La Caritas diocesana ha presentato “Misericordiando. Verso una comunità che si prende cura”, il Report Povertà e Risorse 2016 a cura di Elena Galeazzi: la povertà non diminuisce, anzi si cronicizza. Cala il numero di assistiti, ma aumentano i passaggi ai 30 centri di ascolto del territorio diocesano, quindi con prese in carico di lungo periodo.

In quadro che emerge è quello di una povertà in via di consolidamento dove accanto al disagio di coloro che in modo persistente (o nei casi più gravi, cronico) sperimentano difficoltà legate alla mancanza di reddito e/o di lavoro, vanno sommandosi le situazioni più estreme vissute da chi, costretto a fuggire dal proprio Paese a causa di guerre/conflitti o povertà estrema attraverso viaggi spesso fatti in condizioni disperate, arriva nel nostro territorio in cerca di protezione. Emerge inoltre con chiarezza come, la risposta a queste differenti e plurime situazioni di disagio esiga, da un lato, persistenti erogazioni di servizi di “primo soccorso” assistenziale (mense, dormitori, docce, distribuzione indumenti, visite mediche,…) per fronteggiare le emergenze e i nuovi arrivi; dall’altro, appare evidente come, le risposte al disagio, spesso intermittente, e

alle situazioni di diffusa fragilità chiedano al sistema degli aiuti di essere ripensato in profondità, andando sempre più verso la costruzione di un welfare generativo e diffuso, basato su risposte condivise e comunità accoglienti.

Le famiglie con figli a carico sono i nuovi poveri italiani. C’è un calo delle famiglie prese a carico, ma questo significa che, se proseguono le ripartenze degli immigrati verso i paesi d’orogine o altri paesi, il loro posto viene preso per motivi di alvoro da profughi e migranti forzati.

 

La percentuale di italiani si mantiene sostanzialmente stabile sui livelli del 2015, sia in termini di

persone (36%) che di nuclei famigliari seguiti (32%). Come già evidenziato lo scorso anno, la percentuale di ripartizione fra italiani e stranieri seguiti dal sistema Caritas si è modificata a partire dal 2013 quando la percentuale di italiani nei servizi Caritas ha superato il 30% (fino al

2012 invece l’utenza italiana della Caritas era al 25%). Anche il dato sui Nuovi Arrivi conferma la tendenza in atto, con una percentuale di italiani del 32,8% (persone fisiche) e del 31,5%

(famiglie).

Il processo di “normalizzazione” della povertà, già descritto nei Rapporti precedenti in questi anni di crisi, si evidenzia come tratto dominante di questo 2016. Dei 2.587 utenti censiti con la piattaforma Ospoweb, il 43% risultano essere coniugati, così come il 41% vive in nucleo con coniuge e figli, mentre i separati/divorziati sono il 13% e i mono genitori rappresentano solo l’11% (anche a livello nazionale, l’utenza delle Caritas in Italia vede la prevalenza di famiglie tradizionali con coniuge e figli o altri familiari/parenti (36,6%) seguite dai nuclei uni-personali (23,8%).

 

La Caritas vuole migliorare la capacità di accoglienza del nostro territorio, con particolare riguardo a profughi e migranti, con il progetto “Protetto, rifugiato a casa mia”; persone con problemi di giustizia, grazie al èprogetto “Ne Vale la pena”; famiglie fragili grazie alle “Tessere di comunità”. Nell’anno 2016 a Forlì-Bertinoro sono stati attivati 18 percorsi, di cui 6 famiglie fragili (2 accoglienze in famiglia, 3 presso appartamenti messi a disposizione di Caritas, 1 in alloggio comunale) e 12 rifugiati (6 accoglienze in famiglia, 1 in istituto, 3 in appartamento, 2 in canonica), mentre sono in fase di valutazione tre percorsi per carcerati in misura alternativa alla detenzione. “