FORLÌ-CESENA. La lotta allo spreco alimentare passa dai comportamenti quotidiani di ciascuno di noi, ma anche dalla coesione tra i vari protagonisti della vita economica e sociale di un territorio. Lo si è capito bene lunedì sera alla sala Buon Pastore di Forlì, dove si è svolto un dibattito aperto sulla legge contro lo spreco alimentare, approvata definitivamente dal Parlamento nelle settimane scorse. Un confronto che ha messo attorno allo stesso tavolo chi più da vicino opera a fianco dei bisognosi, la Caritas e il suo Emporio della Solidarietà; chi con la propria generosità sostiene queste attività, in un ambito in cui spreco ed eccedenze alimentari sono temi affrontati quotidianamente, CIA-Conad; poi le farmacie comunali, data la presenza nella legge – unico caso a livello mondiale - di un articolo dedicato appositamente alle donazioni di farmaci; le istituzioni locali, con la voce del Comune di Forlì; la politica nazionale con la presenza della deputata Maria Chiara Gadda (promotrice della legge contro lo spreco) e del parlamentare romagnolo Marco Di Maio, che ha promosso l’evento.
“Siamo in un territorio fortunato perchè abbiamo la capacità di rispondere ai bisogni migliore di altri – ha detto Sauro Bandi, direttore della Caritas Forlì-Bertinoro -, ma non possiamo nascondere le difficoltà che anche qui si stanno affrontando. Lo dicono i numeri: nel 2015 abbiamo assistito 1865 nuclei familiari e oltre 8mila persone. Il tutto nel solo comprensorio forlivese. Dunque ben venga una legge che va nella direzione di semplificare le procedure, favorire il recupero delle eccedenze e sostenere le donazioni”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Enrica Mancini, intervenuta a nome di Cia-Conad e del suo amministratore Luca Panzavolta. “Non possiamo che accogliere positivamente una legge che va a fornire una cornice normativa chiara ad un fenomeno già diffuso nel nostro paese e soprattutto nel nostro territorio – ha dichiarato – dove solo come Conad ogni anno doniamo derrate alimentari per un valore commerciale di circa un milione e mezzo di euro. Il punto, però, non sono i numeri, ma la possibilità di incentivare e far crescere ulteriormente la sussidiarietà e la propensione al dono e questa legge va in quella direzione”.
Silvano Grassilli di ForlìFarma ha ribadito l’importanza “di avere una legge nazionale che stimoli al recupero e alla donazione dei farmaci – ha detto – anche se occorrerebbe partire da una maggiore attenzione al contrasto dello spreco nella spesa farmaceutica, anche a livello locale, lavorando sui medici di base e sull’Ausl Romagna”.
Molti gli interventi dal pubblico, che hanno toccato numerosi temi, tra cui quello di Vanni Sansovini del Comitato per la lotta contro la fame nel mondo (l’organizzazione fondata oltre 50 anni fa dalla missionaria forlivese Annalena Tonelli), che ha espresso la necessità di “una disciplina più chiara sugli indumenti. Abbiamo bisogno di chiarire una volta per tutte che un indumento in buono stato conferito da un cittadino in un apposito cassonetto a scopo sociale e non di lucro, non è un rifiuto”.
Partendo da questa osservazione, la deputata Maria Chiara Gadda ha spiegato che “nella legge che abbiamo approvato in Parlamento, anche con l’importante contributo di Marco Di Maio, che è stato tra i primissimi parlamentari a sposare questa causa, abbiamo affrontato il tema del dono in tutti i suoi aspetti. C’è un articolo dedicato anche agli indumenti in cui viene chiarito in maniera molto netta che se gli indumenti sono conferiti ad un’organizzazione che opera in ambito sociale, non possono essere considerati rifiuti”. A questo Gadda ha aggiunto che “lo spirito della legge non è punitivo, ma incentivante: vogliamo dare regolarità giuridica alle esperienze virtuose già esistenti e stimolare la nascita di nuove iniziative, promuovere maggiori donazioni, rafforzare la filiera della solidarietà”.
Marco Di Maio ha concluso notando che “anche in una realtà come quella locale in cui molte esperienze importanti sono già in essere, questa legge consente di attivare nuovi progetti, concreti e vicini alla sensibilità dell’opinione pubblica. Si tratta, ora, di mettere in campo la volontà delle istituzioni locali e lavorare assieme ai tanti soggetti che già oggi operano nella fitta rete della solidarietà sul nostro territorio”.
Approfondimento:
Le dieci cose da sapere sulla nuova legge
1) Semplificazione normativa – La legge accorpa e semplifica le varie normative che prima regolavano questa materia; normative anche complesse come quelle fiscali o sulla sicurezza alimentare. Obiettivo, facilitare la donazione evitando però evasione o forme di mercato nero.
2) Non obblighi ma agevolazioni – Non sono previsti controlli e sanzioni per chi non dona, ma agevolazioni per chi dona, oltre a rendere tutto più facile anche dal punto di vista burocratico. Prima un qualsiasi soggetto economico (impresa, ristorante o supermercato ecc.) che volesse donare eccedenze alimentari doveva fare una dichiarazione preventiva cinque giorni prima della donazione. Con la nuova legge basta una dichiarazione consuntiva a fine mese e solo se la donazione è di importo superiore ai 15mila euro. Prima si dona, poi si riepiloga, sempre garantendo la tracciabilità di ciò che viene donato.
3) Data di scadenza e Termine minimo di conservazione – La legge definisce in modo chiaro questi due termini:
Termine minimo di conservazione: la data fino alla quale un prodotto alimentare conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione. Gli alimenti che hanno superato tale terminepossono essere ceduti, garantendo l’integrità dell’imballaggio primario e le idonee condizioni di conservazione, entro un massimo di 30 giorni da tale termine; si tratta in generale di prodotti in polvere, in lattina, secchi (pasta, riso ecc.).
Data di scadenza: la data che sostituisce il termine minimo di conservazione nel caso di alimenti molto deperibili dal punto di vista microbiologico oltre la quale essi sono considerati a rischio e non possono essere trasferiti ne’ consumati.
Anche prodotti con errori di etichettatura, difetti nell’imballaggio o con imperfezioni estetiche ma che risultino comunque ben conservati e adatti al consumo umano possono essere donati a titolo gratuito agli enti caritatevoli.
4) Enti pubblici – Non solo le associazioni di volontariato ma anche gli enti pubblici possono essere destinatari del dono di eccedenze alimentari da redistribuire ai cittadini in stato di necessità.
5) Pane – La donazione del pane era regolata da norme diverse, spesso differenti da regione a regione. Con la nuova legge il pane invenduto può essere donato ovunque entro le 24 ore successive.
6) Eccedenze agricole – Le associazioni di volontariato, accordandosi con l’imprenditore agricolo, potranno recuperare i prodotti che rimangono a terra durante la raccolta (il cosiddetto “residuo in campo”) o i prodotti non raccolti da alberi e campi.
7) Prodotti confiscati – Anche il cibo confiscato ad esempio da attività criminali o frutto di pesca e caccia illegali può essere donato invece di essere distrutto.
8) Non solo cibo – La legge Gadda si applica anche a farmaci e ad altri prodotti (ad esempio prodotti per l’igiene). L’articolo 15 della legge favorisce ad esempio la donazione dei medicinali “correttamente conservati e non scaduti” alle onlus che dispongano di personale sanitario.
9) Meno sprechi meno paghi – La legge garantirà ad attività commerciali e produttive uno sconto sulla tassa dei rifiuti proporzionale alla quantità di cibo donato.
10) La “Family bag” – La legge prevede misure e incentivi per promuovere nei ristoranti l’uso di contenitori per portarsi a casa quanto non consumato nel locale (le cosiddette “family bag” già diffuse all’estero).
Ufficio stampa Marco Di Maio