
Il prossimo fine settimana sarà a Singapore per presentare un nuovo sistema di bandiere luminose e per il Gran Premio di Formula 1
FORLÌ. I prossimi saranno giorni importantissimi per l’azienda forlivese DZ Engineering: il 14 settembre sarà a Singapore per presentare un innovativo sistema di bandiere luminose per accrescere la sicurezza sui circuiti di Formula 1, mentre dal 15 al 18 settembre, sempre a Singapore, si occuperà dell’allestimento del sistema di illuminazione. E non è finita qui: “Domani” racconta Monica Zoli, amministratore unico della DZ Engineering “riceveremo un riconoscimento che premia la nostra grande capacità lavorativa”. Si tratta del prestigioso “2016 Iccs Business Award”, che sarà conferito alla DZ Engineering dalla Camera di Commercio italiana di Singapore.
GP. “Dietro ad un gran premio come quello di Singapore” spiega Cristian Salucci, uno degli ingegneri della DZ Engineering “ci sono dei professionisti che lavorano per garantire risultati d’eccellenza. Si parla di figure che riescono a gestire ogni singolo apparato di ogni singolo impianto del circuito di Singapore. È una sfida avvincente: dobbiamo avere chi si occupa di illuminazione, chi sa occuparsi di Tvcc, chi sa occuparsi di audiovisivi, chi sa occuparsi di sistemi audio. Questa è la vera sfida: potersi mostrare sia in Italia che all’estero come una compagine capace di gestire appalti integrati”.
Minardi. La DZ Engineering si avvale della consulenza di un mostro sacro della Formula 1. Spiega Giancarlo Minardi: “Stiamo lavorando per migliorare la sicurezza in pista. È un lavoro affascinante, stiamo mettendo in campo tutte le nostre capacità ingegneristiche e manageriali”.
Dino Zoli. Il patron della DZ, Dino Zoli, ha speso parole di elogio per i suoi collaboratori, ricordando le origini dell’azienda: “Quando io ho comprato questa società, l’ho comprata istintivamente, nel giro di due giorni. Sapete cosa ho comprato? Le maestranze, perché sapevo che erano di livello eccezionale. Tutto il resto – mi dicevo – arriverà. E ho avuto ragione”.
(Michele Dori)