Un forlivese protesta per il rinvenimento di insetti nel pacco di pasta preso al supermercato

Buttare la pastina – per la minestrina della figlia – nel brodo bollente e vedere riemergerne dei vermi. E’ questa la disavventura capitata a un forlivese che a fine ottobre ha acquistato un pacco di pasta in un supermercato di una catena economica. La pasta non era scaduta, ma conteneva anche le larve d’insetto che sono poi venute a galla.

L’uomo si è rivolto ad un’associazione di consumatori, il servizio qualità della catena si è reso disponibile al rimborso del prodotto acquistato e, con ogni evidenza, commercializzato senza i necessari requisiti di igiene. Nella lettera di risposta vengono promesse verifiche anche sul produttore, dal momento che la pasta era a marchio della stessa catena di distribuzione. Il cliente fa sapere che non ha poi avuto ulteriori risposte dalla catena.

Come afferma il sito Il Salvagente “questi insetti cosiddetti “commensali” ovvero che sono alla nostra tavola anche se non invitati, sono dei lepidotteri ovvero delle farfalle vere e proprie che prendono anche il nome di tarme alimentari o anche tignole in taluni casi. Come tutti i lepidotteri hanno un ciclo vitale che comprende uova, larve, crisalidi e adulti e che completano in parte negli alimenti secchi per cui dalle invisibili uova di solito vediamo direttamente le farfalle adulte.

Ci sono presenti le uova nel prodotto finito altrimenti vorrebbe significare che compriamo della pasta secca con farfalline o larve visibili a occhio nudo; queste uova con la giusta umidità e temperatura possono in tempi rapidi anche di poche settimane “sfarfallare” nel pacco rendendolo visibilmente contaminato. La presenza delle farfalle adulte e anche delle uova non è indice di pericolo sanitario perché non sono considerati dei parassiti dell’uomo e non producono sostanze pericolose per la nostra salute. Il danno è essenzialmente sensoriale, una pasta con la presenza di farfalline non è ben vista dal consumatore che tende a buttarla sia perché i costi lo consentono sia perché è difficile risanarle dall’infestazione da farfalline. Possono verificarsi dei danni ulteriori perché i residui di insetti o le crisalidi possono sia pure raramente dare effetti allergizzanti, ma le quantità e la frequenza di questo fenomeno ci lascia abbastanza al sicuro. Le farfalle le ritroviamo nel periodo caldo dell’anno perché lo sfarfallamento naturale è tipico del maggio-giugno, ma se le condizioni sono ottimali allora abbiamo anche la possibilità di avere più generazioni di farfalle perché le femmine depositano le uova e si riparte con una nuova “sfornata di farfalline” che continuano a invaderci anche in mesi più freddi perché di solito la cucina è uno dei locali più caldi umidi della casa e ne favorisce lo sviluppo”.

 

Come difendersi

E’ necessario che le “dispense siano ordinate, per cui riso e pasta separati fra loro e dai pacchi di farine, siano pulite, si utilizzino dei contenitori richiudibili per la pasta così da non lasciare le “Porte Scee di Troia” aperte alle invasioni, si riducano le quantità evitando gli eccessi che portano inevitabilmente allo spreco di cibo e a un maggiore impatto ambientale.
Il consiglio è anche di fare un consumo ragionato dei prodotti ovvero non tenere aperti sei diversi formati di pasta ma cercare di usarne uno completamente anche in più volte, prima di aprirne un terzo o un quarto formato diverso.
Osservare e vedere se ci sono delle tracce che annunciano le farfalline, ad esempio negli angoli delle dispense si possono trovare i bozzoli con le crisalidi, intravedere dei filamenti tipo seta nei pacchi già aperti, etc. e questo evita di dovere poi combattere con delle “sfarfallanti” farfalline che colonizzano altri ambienti e alimenti.