Eppure in Giappone è la norma
La massima: Un politico guarda alle prossime elezioni; uno statista alla prossima generazione. Un politico pensa al successo del suo partito; lo statista a quello del suo Paese” spesso attribuita a sproposito è stata coniata, nel tardo ottocento, dal predicatore e teologo statunitense James Freedaman Clarke scomparso nel 1888. La citata massima sembra bene adattarsi a chi si è alternato alla guida del MIUR-Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca. Le riforme che ogni ministro ha realizzato sono state di corto respiro; nella migliore delle ipotesi hanno contribuito a risolvere problemi contingenti che da troppo tempo si trascinavano, tenendo comunque d’occhio il calendario elettorale. Mentre il bullismo impera, non sembra peregrina la considerazione di Umberto Galimberti quando si interroga in merito al fatto che “invece delle ore previste dal progetto scuola-lavoro non si può promuovere un progetto che prevede che gli studenti lavorino a tenere ordinata la loro scuola, imparando in tal modo con il loro impegno quotidiano che il bene comune merita lo stesso rispetto e la stessa cura del proprio bene?”
Se il sistema scolastico educasse, facendo lavorare lo studente, sin dal primo anno della “Scuola secondaria di I grado” (la vecchia I media inferiore) a “usa e rispetta” il Paese migliorerebbe? E se il progetto proseguisse nella Scuola secondaria di II grado (sino alla maturità) con gli studenti che puliscono e imbiancano le aule che ogni giorno occupano “per il piacere di stare in spazi da loro stessi curati, per quel rispetto di sé che comincia dalla cura dei luoghi che si abitano”? Quando gli studenti si fossero resi responsabili del buon ordine della loro scuola, si potrebbe addirittura pensare di tenerla aperta oltre l’orario delle lezioni, facendone “moderno luogo di socializzazione”.
“Progetto ambizioso” direbbe il generale De Gaulle, ma il ministro coinvolgendo più generazioni, mostrerebbe tempra di statista e gli studenti italiani sarebbero prossimi ai colleghi del nord Europa. Troppo presto abbiamo dimenticato che la nazionale di calcio giapponese, pur eliminata dal Belgio nei mondiali dello scorso anno, ha ripulito lo spogliatoio “rendendolo splendente” e che i loro tifosi hanno ripulito lo stadio, come avevano peraltro fatto i tifosi del Senegal.