All’Ippodromo di Cesena sono vietate, in quello di Bologna no

CESENA – Due pesi e due misure: questo un po’ traspare dalla scelta operata nei confronti dell’Ippodromo di Cesena che dopo la stangata sulla sala scommesse conseguente all’applicazione della legge sul gioco d’azzardo si è visto rifiutare anche il ricorso dal Tar.

 

Come se non bastasse al danno si aggiunge la beffa perché se l’ippodromo cesenate è stato inserito tra i luoghi sensibili, secondo l’interpretazione della legge regionale operata dal Comune di Cesena, lo stesso non è stato fatto invece a Bologna, dove la struttura e l’annessa sala scommesse non sono stati annoverati nell’elenco dei luoghi dove il gioco d’azzardo deve essere vietato.

 

La gestione dell’ippodromo non si da per vinta e ha chiesto l’intervento del Consiglio di Stato, affinché si ponga fine a questo paradosso. E’ normale che in un ippodromo si scommetta sui risultati delle corse. Ciò significa che senza scommesse potrebbe chiudere i battenti anche la struttura, un’ipotesi su cui tuttavia, che non sembra ancora prefigurarsi all’orizzonte, tanto che ad oggi non si mette in discussione la stagione estiva, un lungo cartellone di appuntamenti e gare che catalizza l’attenzione della città e porta all’Ippodromo giovani e famiglie.

 

Spostare una pedina in questo momento, tuttavia, significa prepararsi ad un effetto domino. Allo stato attuale delle cose, creare una deroga per l’Ippodromo di Cesena significherebbe aprire le porte ad una serie di ricorsi da parte di numerose sale scommesse del territorio. Eliminare dall’elenco dei luoghi sensibili la struttura dovrebbe essere un’operazione supportata da motivazioni che per quanto possano sembrare ovvie, necessitano di essere formalizzate.