
Scoperta dalla Squadra Mobile di Forlì una sconvolgente storia di abusi, maltrattamenti ed evasione fiscale
FORLI’ / ANCONA – Un inquietante asse che collega Forlì ad Ancona: La Polizia di Stato ha concluso una complessa attività d’indagine che ha preso avvio ben 5 anni fa e che ha portato alla scoperta di una setta che prometteva guarigioni di malattie incurabili attraverso prodotti “miracolosi”. La vicenda è partita quando una donna di quarant’anni si è presentata nel 2013 agli agenti della Squadra Mobile di Forlì per raccontare la propria drammatica esperienza.
La signora ha cominciato a raccontare una storia incredibile, riferendo dell’esistenza di una setta mascherata da associazione, che indottrinava gli aderenti millantando benefici miracolosi attraverso l’uso di specifici rimedi.
Per avvalorare il proprio racconto la donna, le cui generalità sono rimaste riservate, ha spiegato alle forze dell’ordine come è entrata in contatto con questo oscuro mondo.
Tutto è iniziato in seguito ad una serie di incontri che si sono tenuti in alcuni punti macrobiotici della Romagna e delle Marche dove venivano raccontati ai partecipanti gli straordinari giovamenti che una dieta speciale e uno stile di vita sempre più distaccato dal mondo esterno poteva portare ado ogni individuo.
IL TERRIBILE SCENARIO
Il regime alimentare, elaborato dal vertice della setta, a loro dire era in grado di guarire malattie incurabili per la medicina ufficiale e proprio per questo motivo invitava tutti a diffondere questo stile di vita. Il risultato di questi lavaggi del cervello, costanti e prolungati, hanno portato nel tempo la donna (che fortunatamente ne è uscita ed ha potuto denunciare i fatti, ndr.) e tutti gli “adepti” a mutare il proprio stile di vita, vincolati da un regime alimentare tutt’altro che salutare e da idee assurde. Tutto questo a vantaggio di MP, oggi 74enne, fondatore dell’associazione.
Dalla denuncia sono partite immediatamente le indagini dell’Autorità Giudiziaria che ha portato gli agenti a far emergere una orribile verità. Il fondatore dell’associazione si sarebbe arricchito attraverso la creazione di una rete di società operanti nel settore dell’alimentazione, tutte a lui riconducibili, e attraverso il proselitismo portato avanti dagli stessi adepti che venivano impiegati nei centri riferibili all’associazione sparsi sul territorio nazionale. Una vera e propria catena di ristorazione a costo zero.
Le ipotesi di reato contestate sono l’associazione per delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù, maltrattamenti, lesioni aggravate ed evasione fiscale.
LA SVOLTA
L’autorità giudiziaria forlivese ha individuato numerose altre vittime, alcune fuoriuscite dall’associazione e altre ancora “irretite” che hanno confermato la ricostruzione dei fatti da cui è partita l’intera indagine.
Raccolta una serie di testimonianze importantissime si è riusciti a ricostruire in maniera più dettagliata l’intera vicenda. A questo punto, per competenza territoriale, l’indagine è stata trasferita alla Procura distrettuale di Ancona e seguita dalla Squadra Mobile Distrettuale del capoluogo marchigiano.
Le storie raccolte dalle autorità sfiorano davvero l’irreale e si è reso necessario anche l’intervento dell’Osservatorio Nazionale Antiviolenza Psicologica di Firenze, per essere certi che quanto raccontato potesse corrispondere a realtà. Dagli incartamenti sono emersi abusi di gruppo su singole persone e la Squadra Anti Sette in forza al Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato ha equiparato l’Associazione una vera e propria “psico-setta a scopo economico”.
LE TESTIMONIANZE
L’attenzione dei vertici dell’organizzazione, composta da altri tre membri, un 51enne, un 44enne e un 52enne, ci concentrava sulle persone più fragili, quelle in difficoltà a causa delle proprie condizioni psicologiche, di salute oppure familiari: con loro si cercava di costruire un rapporto di fiducia profondo al punto da traviarle, convincendole ad intraprendere la dieta macrobiotica e ad assumere uno stile di vita che escludeva ogni tipo di cura. Nel corso delle conferenze tenute dal “guru” della setta si parlava di forza “salvifica” della sua dottrina e il suo carisma era tale da convincere le persone ad entrare a far parte di una rete organizzatissima , costituita da “capi zona” e “capi centri” dislocati in varie parti d’Italia all’interno dei punti macrobiotici.
LE TESTIMONIANZE
Alcune delle persone sentite hanno raccontato che una volta espulse dal mondo Macrobiotico, non avendo più lavoro, affetti familiari dai quali si erano staccati, si sono trovate ai margini della società, in disperazione e completo isolamento, disabituati ad una società aperta. situazioni molto difficili, di disperazione, isolamento, costretti a vendere la loro abitazione o a rivolgersi, per poter mangiare, all’aiuto della Caritas, terrorizzati dal fatto che potessero avverarsi i mali prospettati da M.P. in caso di abbandono volontario dal gruppo.
LA FILOSOFIA
Il pensiero degli “adepti” doveva essere indirizzato ad un unico fine già tracciato dal guru:
“M.P. ha già pensato a tutto per noi, bisogna fare bene tutto quello che lui ci dice di fare, in modo da poter guarire sia le malattie fisiche che quelle dell’anima in modo da ripulire il nostro Karma, qualsiasi messa in discussione, ragionamento, domanda sul perché fare o non fare, mangiare o non mangiare, era soltanto una perdita di tempo perché M.P. aveva già sperimentato su di sé, sacrificandosi con infinito amore per noi e l’umanità”.. ed ancora: “i farmaci non curano, tolgono semplicemente i sintomi, la medicina uccide, i medici sono degli assassini.”
Una volta che il lavaggio del cervello aveva avuto effetto il fondatore pretendeva dagli “adepti” donazioni in denaro che sarebbero servite per “la salvezza dell’umanità”, quali, ad esempio, la realizzazione di una grande clinica dove praticare cure alternative alla medicina ufficiale.
Gli agenti hanno individuato ben cinquanta posizioni bancarie e postali, in cui circolavano i flussi di denaro donati “volontariamente”. Se qualcuno non pagava veniva sottoposto ad un un processo sommario al cospetto di tutta la comunità dei macrobiotici, obbligandolo a fare pubblica ammenda per le proprie colpe.
Gli aderenti alla setta abbandonavano il loro lavoro e i propri cari in favore dell’associazione quale ringraziamento per il messaggio salvifico ricevuto. Qualcuno di fatto era sottopagato, altri svolgevano il servizio di ristorazione senza alcun compenso.
LA POSIZIONE COL FISCO
M.P ha dato vita ad una vera e proprio franchising occulta, nascosta dietro il nome dell’associazione che sarebbe nata con lo scopo di gestire il marchio associativo. Facendo ricadere, costi formazione, certificazione e imponendo un vero e proprio cartello dei prezzi, l’organizzazione dell’intera rete commerciale ha limitato, se non addirittura azzerato, il rischio d’impresa che invece è ricaduto sui singoli “Centri UPM” che erano tenuti a rispettare rigorosamente le direttive e gli standard imposti dalla Segreteria Nazionale dell’Associazione.
Come ampiamente argomentato e da quello che emerge dalla documentazione raccolta, l’associazione ha svolto prevalentemente attività di impresa, per cui avrebbero dovuto presentare la dovuta dichiarazione dei redditi, che ovviamente non è stata presentata, almeno per gli anni compresi tra il 2012 e il 2016. A finire nei guai sono stati due “prestanome dell’associazione che ora rischiano di pagare un conto salatissimo. Risulta infatti che nel solo 2013 è stata evasa una I.Re.S.( Imposta su Reddito di Impresa), per un importo di circa 90 mila euro a cui si vanno a sommare i quasi 79 mila euro per il 2015 (a fronte di una dichiarazione di rendiconto superiore ai 287 mila euro)
L’esame dei conti bancari hanno confermato che le ingenti somme di liquidi transitati da un conto all’altro, generate dall’intera struttura pseudo associativa, alla fine, finivano nei conti personali e dei familiari dei principali indagati P.M. e V. L..