Emissioni provenienti dalle distillerie di Faenza

FORLI’ – “La puzza che ha coinvolto Forlì proveniva dalle distillerie di Faenza “Il viaggio della puzza è stato reso possibile da una particolare situazione termica e di vento. Il dirigente provinciale di Arpae FC Luigi Vicari fa chiarezza sull’origine delle emissioni maleodoranti della scorsa settimana.  “Gli approfondimenti fatti con il Servizio IdroMeteoClima – spiega Vicari – hanno potuto accertare che nei primi giorni della scorsa settimana era presente una doppia inversione termica, che ha favorito il trasporto della puzza verso Forlì, incanalandola lungo la campagna a un altezza di circa 20 metri dal suolo per poi disperderla a ventaglio quando è arrivata nell’area urbana.”

 

Ecco le argomentazioni dettagliate tratte dal sito di Arpae:

 

Il 31 ottobre e il 2 novembre, come già noto e ampiamente riscontrato sulla stampa, si sono verificati episodi diffusi di cattivo odore a Forlì. Il 31 ottobre la situazione aveva coinvolto un’area molto estesa della Romagna fino al mare, il 2 novembre invece la puzza si era concentrata soprattutto in una zona tra il centro di Forlì, la Cava e la pedecollina.

Le segnalazioni sono state numerosissime e operatori di Arpae sono intervenuti, effettuando misure, prelevando campioni e cercando le possibili cause in base alla provenienza del vento, moderato, che soffiava da NNW verso SSE.

Già il 2 novembre Arpae aveva segnalato che l’odore era risultato simile a quello che si sente vicino alle distillerie, come confermato anche dalla maggior parte dei segnalanti. Il principale polo delle distillerie è collocato nel territorio faentino e si trova proprio nella direzione di provenienza del vento. Anche gli operatori di Arpae giunti in zona il 2 novembre hanno confermato la stessa tipologia di odore, verificandone la presenza sottovento alle distillerie e l’assenza, invece, sopra vento.

Non era tuttavia verificabile la continuità della situazione in tutto il percorso tra Faenza e Forlì e, soprattutto, era da verificare la possibilità che la puzza fosse ancora così forte dopo un percorso di diversi chilometri. In situazioni normali ciò non accade. Era sì già stata evidenziata la particolare situazione di inversione termica che mantiene più concentrate le sostanze nell’aria verso il suolo, ma anche in queste condizioni di norma la puzza si disperde e scompare dopo alcuni chilometri.

Gli ulteriori approfondimenti effettuati con il Servizio IdroMeteoClima di Arpae hanno potuto accertare che, dal 29 ottobre, oltre a una consistente inversione termica a circa 200-300 metri dal suolo, testimoniata da temperature più alte di 7-8 gradi in Appennino rispetto a quelle misurate in pianura, si era verificata un’ulteriore inversione a quote più basse, di circa 20 metri sul suolo.

Quest’ultimo strato di aria un po’ più calda del suolo è stato superato dall’altezza dei camini. Le loro emissioni sono quindi arrivate sopra. Questo strato, seppur più debole di quello a 200-300 metri, ha potuto fare da “letto” e da “alveo”, incanalando gli odori verso SSE lungo la campagna per distanze ben maggiori rispetto a quelle di una normale dispersione.

Arrivati verso Forlì in un area più urbana, un po’ più calda e con edifici anche più alti, oltre che a un orario più avanzato della mattina, questo “letto” è venuto a interrompersi, facendo disperdere anche verso il suolo parte degli odori trasportati, a ventaglio nella direzione del vento.

Sarà a breve disponibile una relazione tecnica più dettagliata con maggiori dati e informazioni, con anche una descrizione del contesto della qualità dell’aria di quei giorni, in cui si registravano superamenti delle polveri fini in tutta la pianura regionale e oltre, come accade ogni anno nelle giornate più critiche.

Ulteriori indagini più puntuali sugli stabilimenti, o lo stabilimento, che hanno generato questa diffusione di puzza proseguiranno inoltre per accertare eventuali responsabilità e per cercare di arginare in futuro simili situazioni.

Come già comunicato, sono tranquillizzanti i risultati delle analisi finora disponibili sull’aria campionata, per quando sgradevole e fonte di disturbo per le persone. L’Azienda USL, attraverso il Pronto Soccorso, ha confermato che non risultano accessi legati ai cattivi odori.

Diversi cittadini hanno espresso preoccupazione associando la situazione agli inceneritori, ma questi sono gli unici di cui si dispone di un monitoraggio in continuo, con sensori che controllano i fumi dei camini e trasmettono i dati ogni ora, verificabili in remoto anche dalla nostra sede. Le emissioni degli inceneritori sono le prime ad essere verificate. Come nei giorni scorsi non ci sono anomalie. Gli inceneritori sono quindi sicuramente da escludere. Sono da escludere anche per la loro posizione rispetto alla direzione del vento.