Sono infatti usciti in questi giorni sia quello di ACI-ISTAT sull’incidentalità che quello di Legambiente sulla qualità ambientale, riferiti all’anno 2015.
Il 2016 sta per terminare ed è tempo di bilanci.
Anzi di rapporti.
Sono infatti usciti in questi giorni sia quello di ACI-ISTAT sull’incidentalità che quello di Legambiente sulla qualità ambientale, riferiti all’anno 2015.
Come è consuetudine il Comune di Forlì li ignora entrambi, evitando commenti, valutazioni, riflessioni e, ancora di più, approfondimenti e diffusione di dati di dettaglio.
Monitoraggio e condivisione dei dati sono attività che, soprattutto per quel che riguarda la mobilità, vengono attentamente evitate, sebbene siano alla base di ogni pianificazione ragionevole e partecipata, che i nostri amministratori evocano ad ogni pié sospinto, salvo praticarla pochissimo.
Cosa dicono questi due importanti rapporti circa la situazione della mobilità forlivese?
Provo qui di seguito a mettere insieme qualche dato, ricavato spulciando tra la documentazione disponibile.
INCIDENTALITÀ STRADALE
Nel territorio comunale nel 2015 si sono verificati 651 incidenti “con lesioni alle persone” (non rientrano nella statistica gli eventi che non richiedono cure mediche per le persone coinvolte).
Gli incidenti sono in costante diminuzione nel decennio 2006-2015; solo 0,6% in meno rispetto al 2014 ma ben 66% in meno complessivamente.
Gli incidenti calano ma i feriti aumentano.
Le persone ferite sono state 897 nel 2015, il 4,6% in più rispetto al 2014.
Un aumento che interrompe il costante calo registrato nel periodo 2006-2014.
La valutazione sul decennio indica comunque una riduzione complessiva del 55,5%.
Negli Open Data consultabili non ci sono i dati relativi ai feriti gravi, la cui rilevazione sarebbe necessaria per uniformarsi alle norme europee, e per dare un quadro più completo.
Si riduce anche il numero dei morti (entro il 30° giorno) che passa dai 10 del 2014 agli 8 del 2015 (- 25%).
L’andamento dei morti nel decennio è altalenante, con differenze anche notevoli da un anno all’altro; complessivamente nel periodo 2006-2015 sono morte sulle strade forlivesi 113 persone.
L’andamento dei tre indicatori nel nostro territorio segue sostanzialmente la tendenza nazionale – calo lieve ma costante – che però i dati ufficiosi del 2016 mostrano in preoccupante controtendenza.
Di certo è difficile usare questi numeri per verificare l’efficacia delle azioni intraprese nella nostra città, mancando un obiettivo di riduzione dell’incidentalità e della lesività numericamente definito e chiaramente individuato.
Nel PGTU vigente si parla in maniera piuttosto confusa di “riduzione del 70% dell’incidentalità grave”, senza tra l’altro fissare termini temporali per il conseguimento dell’obiettivo.
Decisamente un modo grossolano e poco serio per affrontare i problemi.
E LE BICICLETTE?
Anche in questo caso difficile da dire, poiché negli Open Data di ACI-ISTAT non si arriva a questo livello di dettaglio, nemmeno per i comuni capoluogo.
E, come già detto, il Comune di Forlì, deputato a farlo, non pubblicizza alcun dato (diversamente da comuni limitrofi).
Affidandosi alle notizie giornalistiche si contano almeno 15 incidenti, con, forse, 4 morti.
Una delle persone investite è morta in ospedale, secondo le notizie, oltre il 30° giorno.
Quindi “non conta”; a questo proposito bisogna ricordare che in molte nazioni si raccoglie e divulga anche il dato fornito dagli ospedali, che riguarda i deceduti nell’anno solare.
Secondo una stima del Ministero della Salute le persone coinvolte in incidenti stradali decedute oltre il 30° giorno sarebbero un ulteriore 30-40%.
In un altro caso la causa della morte sembra da attribuirsi ad un malore e non ad investimento o caduta.
Ma ogni morto è un morto di troppo.
ECOSISTEMA URBANO
È il rapporto di Legambiente sulla qualità ambientale dei comuni capoluogo, ad ognuno dei quali viene assegnato un punteggio in base ad indicatori ambientali (aria, acque, rifiuti, mobilità, energia) ricavati elaborando dati forniti in larga parte dagli stessi comuni, oltre che da ISTAT e ACI.
Togliamoci subito la curiosità: Forlì nella Classifica Finale si piazza al 47° posto – su 104 città – con un punteggio di 53,86 su 100,00.
Lo scorso anno era 15° (63,32/100).
Tralasciamo la questione del tonfo in classifica e gli altri indicatori per concentrarci sulla performance della mobilità.
Gli indicatori relativi al trasporto pubblico vedono Forlì oltre metà classifica delle 43 Città Medie (tra gli 80.000 e i 200.000 abitanti) sia per passeggeri trasportati (23°) che per percorrenza (28°).
Per quanto riguarda il trasporto privato Forlì si conferma città poco virtuosa, con il 70% degli spostamenti motorizzati; si piazza al 47° posto tra le città che sono state in grado di fornire il dato (72 su 108).
E con 63 auto ogni 100 abitanti conferma pure l’alto tasso di motorizzazione, superiore alla media nazionale di 60,8 ma che frutta “solo” un 56° posto tra le 104 città capoluogo.
Nella tabella dell’incidentalità stradale, calcolata in base al totale di morti+feriti ogni 1000 abitanti, Forlì figura al 72° posto, con un indice, decisamente alto, di 7,03.
In quanto ad aree pedonali ogni forlivese può godere di ben 21 centimetri quadrati!
58° posto in classifica e l’amara constatazione che per di più le aree pedonali di Forlì sono tali solo sulla carta.
Come solo sulla carta sono gli 84,09 km di piste ciclabili dichiarati, che fruttano un soddisfacente, ma bugiardo, 19° posto per indice di ciclabilità.
E quindi, come siamo messi a Forlì?
Per dirla con le parole del rapporto di Legambiente, riferite alla situazione italiana e ancora più adatte a descrivere quella forlivese: “c’è chi sale, chi scende di poco, chi crolla, ma sostanzialmente l’impressione generale che si ricava da una osservazione meno generica è che continua a prevalere, nella stragrande maggioranza delle città prese in esame, una diffusa staticità.”
Staticità nella quale Forlì eccelle, incapace di vincere, soprattutto per quanto riguarda la mobilità, la propria “pigrizia amministrativa”.
L’auspicio finale lo prendo ancora dal rapporto: “C’è un mondo in movimento che crea economia sana – green – e reclama dai decisori pubblici [locali e nazionali] scelte, coraggio, cambiamento. Ai sindaci il compito di raccogliere questa sfida e di non passare altri cinque anni a fare solo piccoli passetti avanti.”
L’attuale giunta forlivese ne ha davanti oramai solo due e mezzo di anni, e di “passetti avanti” ne ha fatti ben pochi, anzi nessuno.
Anno nuovo, mobilità vecchia.
I grafici relativi all’incidentalità possono essere scaricati QUI.
Giancarlo Romanini