In quarant’anni in Italia la quantità di veicoli a motore per chilometro di strada è cresciuto del 271%(1).
Da 81 auto per Km nel 1970 a 225 nel 2010.
Nel frattempo siamo riusciti a diventare il paese con il più alto numero di auto per abitante (615 ogni 1000 abitanti)(2) in Europa e nel Mondo.
Non stupisce che lo spazio pubblico sia completamente invaso da veicoli a motore, in marcia e in sosta, sia dove ciò è consentito, sia dove non lo è.
Di spazi per pedoni e ciclisti ne rimangono ben pochi, così come per il trasporto pubblico.
Che, stando alla legislazione vigente, sarebbe la modalità di spostamento da privilegiare nella pianificazione della mobilità(3).
I bus vengono invece abbandonati nel pantano del traffico quotidiano; anche per loro gli spazi dedicati sono pochi e marginali (e ugualmente infestati dalle auto): le cosiddette corsie preferenziali.
Le amministrazioni, quando vogliono dare l’impressione di occuparsi di mobilità ciclabile – ma in realtà incapaci di concepire e di realizzare una ridistribuzione più efficiente, razionale e democratica dello spazio stradale – ricorrono in larga misura (e in barba alle norme) ai percorsi promiscui pedonali e ciclabili, mettendo in sostanza i ciclisti sui marciapiedi, a contendersi quei pochi metri con i pedoni.
Ultimamente si è sviluppato un certo dibattito sulla possibilità di far circolare i ciclisti nelle corsie preferenziali dei bus, tanto da inserire una norma apposita nella stesura del nuovissimo codice della strada.
La qual cosa lascia perlomeno perplessi.
Tanto per cominciare facciamo chiarezza: le corsie “preferenziali” nel Codice della Strada non esistono.
Quelle di cui si parla sono le corsie “riservate” (art. 3, punto 17).
Che possono essere riservate a una o più categorie di veicoli.
Quindi la corsia riservata ai bus può essere destinata a qualsiasi tipo di veicolo, compresa la bicicletta, già adesso, senza alcun impedimento legislativo.
Bisogna stabilirlo con ordinanza ed esplicitarlo nella segnaletica.
Non ci sono particolari prescrizioni dimensionali per la circolazione di diverse categorie di veicoli nella stessa corsia riservata.
Una corsia riservata ai bus può ospitare le biciclette senza che sia necessario allargarla o delimitare lo spazio riservato alle bici.
Ovviamente il fatto che non sia necessario non significa che sia opportuno.
La convivenza tra ciclisti e motorizzati è sempre piuttosto difficile, e chi pedala conosce il brivido che suscita il rumore di un veicolo che sopraggiunge alle nostre spalle, sapendo che ci passerà vicino e veloce, come è nello “stile italiano” di guida.
Gli autisti dei bus non sono da meno (e i loro mezzi, grandi e grossi, mettono anche più paura).
Più che un problema di dimensioni di carreggiate e corsie, è una questione culturale; dobbiamo imparare a condividere la strada in modo corretto e reciprocamente rispettoso.
Per questo esistono corsi specifici per autisti di bus, che comprendono insegnamenti sui comportamenti da tenere nei confronti dei ciclisti.
Rimane il fatto che si riservano corsie al trasporto pubblico proprio per consentire ai mezzi di viaggiare più velocemente e frequentemente; se ci sono flussi di traffico ciclabile consistenti, convogliarli nelle preferenziali dei bus potrebbe risultare uno svantaggio per tutti(4).
E comunque quante saranno mai queste corsie “preferenziali”?
Renderle pedalabili risolverebbe i problemi di ciclabilità?
A Forlì le corsie “preferenziali” del TPL ammonterebbero complessivamente ad appena 1,6 Km, tutti accessibili e percorribili in bici, stando al Comune.
Di certo la segnaletica installata non permette di capire quali siano le categorie di veicoli ammessi.
In corso Mazzini si è passati negli anni da pannelli che consentivano il transito a non meglio specificati “autorizzati” a più specifici “compreso bici” per arrivare alla situazione attuale, con segnale di indicazione d’uso delle corsie dove in corrispondenza della “preferenziale” appare solo il bus.
In corso Diaz è stata la pista ciclabile su corsia riservata a diventare accessibile, nel tratto finale, ai bus, dopo opportuno allargamento.
Anche in questo caso è stato messo di recente un segnale di indicazione che prevede l’uso solo da parte dei bus.
In viale Bolognesi, tra viale II Giugno e viale Corridoni, è stata realizzata addirittura una corsia ciclabile all’interno della “preferenziale” dei bus, una soluzione insolita e, a quanto mi risulta, per adesso adottata solo a Forlì e solo in questo tratto.
Questa volta c’è l’indicazione di corsia riservata alle bici all’interno di quella riservata ai bus (e ai taxi, stando alla segnaletica posta sull’incrocio con viale Corridoni).
Un funzionario di ATR, col quale – qualche anno fa – mi lamentavo per la mancanza di chiarezza della segnaletica, disse che era ATR stessa a chiedere che non venisse specificata la possibilità di percorrere le “preferenziali” del TPL con la bici, proprio per scoraggiare i ciclisti.
A quanto pare è un criterio che vale ancora.
(1) Verso un Libro Bianco sui trasporti in Italia
(3) Direttive per la redazione, adozione ed attuazione dei Piani Urbani del traffico
(4) Biciclette e autobus, scheda tecnica Presto
Giancarlo Romanini