CESENATICO. “Dove vai, Europa?” è la domanda che la Scuola di Politiche di Enrico Letta ha scelto per il titolo della Summer School organizzata a Cesenatico dal 15 al 18 settembre. Non era possibile immaginare una risposta senza prendere in esame uno dei temi che più plasmeranno il futuro dell’Unione Europea: il fenomeno migratorio.
A discuterne, quattro esperti del tema: Cécile Kyenge, europarlamentare del Partito Democratico, Pasquale Annicchino, professore di diritto (St John’s Law School, New York), Nadia Bouzekri, presidentessa dell’Associazione dei Giovani musulmani d’Italia) e Alessandro Rosina, professore di demografia e statistica (Università Statale, Milano).
Cominciamo subito dal lessico: Nadia Bouzekri racconta che per lei la parola “integrazione” è inadeguata. “Non è possibile usarla per le persone, io parlerei più di interazione. Parlare di integrazione per i giovani, nati in Italia da genitori immigrati, significa ribadire che non sono italiani. L’integrazione esclude l’assimilazione: quando annullo la mia identità, chi sono? Ecco la domanda che si fanno moltissimi giovani nel momento in cui un Paese non li riconosce, perché li considera stranieri. Questo rischia di agevolare il fenomeno dei foreign fighters”.
Il tema, evidentemente, è estremamente delicato e complesso e chiama in gioco sensibilità e culture, personali e collettive. È importante, però, parlarne e cercare di avere un confronto il più franco possibile, come esorta Pasquale Annicchino: “Il fatto che l’Arabia Saudita finanzi delle moschee e le utilizzi per fini geopolitici è un problema di cui dobbiamo occuparci e su cui dovremmo avere una discussione franca, rigettando le posizioni facili, sulla base della quale costruire una cittadinanza consapevole, che non ghettizzi nessuno”.
L’onorevole Cécile Kyenge ha parlato del suo lavoro in Europa e, prima ancora, al Governo italiano, ma anche della sua esperienza personale, quando faticava a trovare una casa in affitto in Italia, nonostante parlasse benissimo la nostra lingua e fosse persino un medico, per via del colore della sua pelle. “Nel lavoro che ho portato avanti sul rapporto di iniziativa relativo alle modalità di gestion di immigrazione asilo – ha raccontato Kyenge – ho individuato 10 punti, che ruotavano tutti intorno all’art. 80: solidarietà ed equa ripartizione delle responsabilità. Sono partita da questo per mettere al primo posto il salvataggio delle vite umane, anche partendo dalla mia esperienza da Ministro dell’Integrazione nel Governo Letta, con la creazione di Mare Nostrum. Il secondo punto è la revisione del Regolamento di Dublino: una contraddizione che nega addirittura la libera circolazione. Poi ancora, lotta contro il traffico degli esseri umani e investimenti sulle vie legali, due facce della stessa medaglia. Sono dieci proposte, tutte ugualmente importanti perché nessuna, da sola, è in grado di risolvere tutto. Soprattutto, però, serve più Europa: dobbiamo essere tutti insieme per gestire il fenomeno in maniera più responsabile. Le frontiere italiane o greche non sono frontiere di uno Stato membro ma di tutti. Infine, c’è il “pilastro” della politica estera: vanno nella giusta direzione il fondo fiduciario di 1,8 miliardi di Euro per i Paesi del SAHEL, annunciato da Federica Mogherini a Malta, e i 44 miliardi messi a disposizione questa settimana dalla Commissione per l’Africa”.
Infine, Alessandro Rosina ha offerto alla discussione diversi spunti di riflessione, grazie alle sue ricerche: “L’Europa dei confini non piace alle nuove generazioni. Non solo: l’Europa non può crescere senza immigrazione ma l’immigrazione subìta e mal gestita non solo non produce crescita, rischia anche di alimentare disuguaglianze e conflitti sociali.
Si tratta di una sfida delicata e complessa, rispetto a cui nessuno ha risposte semplici o sfere di cristallo. Cosa dobbiamo fare, dunque? Serve, per certo, una conoscenza adeguata del fenomeno: da dove vengono queste persone, perché e che impatto hanno sul nostro modello sociale e di crescita. Dobbiamo sviluppare un atteggiamento culturale positivo verso le diversità. Serve, infine, un’Europa in grado di costruire positivamente il proprio futuro a partire delle opportunità per le nuove generazioni”.
Ufficio Stampa Summer School